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Dal sufficiente al 6.73: la meticolosa ossessione dei voti

  • Immagine del redattore: Stefania Lusetti
    Stefania Lusetti
  • 23 mag 2024
  • Tempo di lettura: 2 min
Voti

Nel registro elettronico di mio figlio, studente dell’ultimo anno in un Istituto Tecnico Informatico, leggo:


“Questo voto incide sulla media al 95%” e “Questo voto incide sulla media al 50%”.


La media, inoltre, è calcolata con estrema precisione: 6.73, 7.53, 6.66…


Questa meticolosità matematica nel calcolo dei voti mi porta a riflettere su come, ai miei tempi, i docenti valutassero noi appartenenti alla cosiddetta “generazione X”, con sette categorie chiare e dirette:


gravemente insufficiente, insufficiente, sufficiente, discreto, buono, distinto, ottimo.


Non esistevano le sfumature di oggi, e non rimpiango l’assenza di verifiche valutate in punti.

Non ricordo una frenetica corsa ai voti nell’ultima settimana di scuola, né lo stress di dover completare i programmi didattici a ogni costo, lasciando agli studenti lo studio autonomo di interi capitoli.

Ricordo la tensione per l’imminente esame di fronte a una commissione esterna, ma non la fragilità emotiva di questa generazione, che si dispera di fronte a valutazioni che io considero più che buone, come i sette o gli otto.


Guardando alcuni video sui social, mi colpisce notare come molti giovani di oggi sembrino ancorare la propria identità ai voti scolastici, quasi fossero il riflesso del loro valore intrinseco.

Questa ossessione per la valutazione numerica adombra l’importanza dell’istruzione.

Sembra impossibile far capire loro che non è un semplice numero su un registro a definire chi sono e che quanto appreso fra le mura scolastiche sarà di grande utilità per modellare il loro futuro e affrontarlo con consapevolezza.


L’errore è sicuramente da attribuire in egual misura a genitori e insegnanti, che vedono la scuola come un luogo dove lo studio è sinonimo di valutazione.

Naturalmente non voglio fare di tutta l’erba un fascio e preferisco credere che questa sia più un’eccezione che la regola nel mondo scolastico italiano.

Tuttavia, le tragiche notizie di cronaca, con giovani vite spezzate a causa di un brutto voto o una bocciatura, dovrebbero farci riflettere sul sistema di valutazione scolastico e sul messaggio che trasmettiamo riguardo all'importanza dell'istruzione


Ragazzi: non siete i voti che prendete!


Insegnanti: i ragazzi non sono i voti che date!


Queste mie parole sono decisamente superflue, banali, scontate, ma ogni tanto è utile ricordarle e farle ricordare.

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